Il sindacalismo di base indìce uno sciopero generale, e io non posso mancare! Viviamo in un momento in cui i lavoratori (quelli che hanno un posto di lavoro) vengono quotidianamente umiliati: da uno stipendio base da fame che non consente di arrivare a fine mese e dalla situazione che li circonda.
Chi il lavoro ce l’ha viene considerato un privilegiato, almeno così pensa l’opinione comune. Cosa dovrebbero dire allora tutti quelli che sono in caccia del famoso posto fisso, oggi tornato un valore anche secondo Tremonti e Berlusconi?!
In realtà, a guardar bene la situazione, anche chi il lavoro ce l’ha ormai non è più un privilegiato; tanto che, spesso, i lavoratori neanche scioperano più per non perdere la giornata. Si sta indebolendo la coscienza del lavoratore per piegarlo ad essere molto flessibile. Si costringono le altre fasce di precari, disoccupati, atipici in situazioni di bisogno in modo che, oltre ad essere molto flessibili, siano veri e propri schiavi.
La situazione non è per niente rosea e lo dimostra la piattaforma presentata in occasione di questo sciopero: “Aumenti di 250 euro netti per tutti. Salario minimo intercategoriale a 1300 euro e forme di reddito sociale garantito, ripristino adeguamento automatico salariale, rilancio del sistema previdenziale e sanitario pubblico, potenziamento dei servizi pubblici e sociali (istruzione, sanità, trasporti, energia, acqua), NO alla riduzione del personale della scuola, specie precario, e NO ai tagli finanziari, diritto al lavoro e alla casa, NO alle privatizzazioni di servizi e funzioni pubbliche e alle esternalizzazioni di servizi, sistema legislativo di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, libera elezione dei R.L.S., contrasto a forme di precarietà lavorativa e ritiro delle leggi 169/97, 30/03 e 276/03, eliminazione della Bossi – Fini e del “pacchetto sicurezza”, tagli alle spese militari per finanziamento servizi sociali e sanitari. Piano nazionale di edilizia pubblica, stabilizzazione dei precari utilizzati nelle pubbliche amministrazioni e nei servizi esternalizzati o in appalto. Difesa del diritto di sciopero, Diritti sindacali per tutte le organizzazioni sindcali legalmente costituite.”
Il testo l’ho preso dal volantino del sindacato cui appartengo, l’U.S.I./AIT e sono punti per cui combatto da anni in prima linea. Spero domani di vedere anche voi in piazza. Non so se pioverà, ma non mi fermerò. Anche l’altr’anno abbiamo preso una barca d’acqua alle manifestazioni. Vorrei salutarvi con un invito, un francesismo: alzate il culo se volete cambiare questo paese! Io sarò in piazza della Repubblica (Esedra) a partire dalle 10. Cercate uno scrausissimo furgoncino con le scritte U.S.I./AIT, i più resistenti li troverete lì!
Non voglio fare del terrorismo psicologico, ma alla base di tutto come al solito ci sono le famose “Vie di Fuga”.
I precari sono precari e vabbè! I più fortunati sono quelli senza esperienza e che si affacciano sul mondo del lavoro ed affascinati dai guadagni decidono di darsi una visibilità ridotta, di sei mesi, tre mesi a volte uno solo.
Gli altri sono i lavoratori di serie B. Quelli che devono sempre esserci. Pagati a giornate, si diciamolo a giornate non a progetto. Perchè quando si stipula un contratto si fa il calcolo dei giorni lavorativi presenti nel periodo di assunzione. A questi si sottraggono quelli di probabili ferie e malattie. Quello che ne risulta viene moltiplicato per una tariffa che LORO, reputano congrua in base all’esperienza ed alle capacità referenziate e così si raggiunge il netto mensile. non è finita: questo netto viene scorporato in una parte regolarmente retribuita ed in un’altra con rimborsi e trasferte – tanto per non pagarci tasse sopra!
I primi intoppi si hanno quando nei periodi di chiusura festiva delle aziende, il lavoratore di serie B non deve recarsi al lavoro. Ed allora lì, proprio sotto le feste e quando quelli di serie A – i dipendenti a tempo indeterminato – si organizzano partenze e svaghi, al lavoratore di serie B gli viene chiesto di rinunciare ai rimborsi o alle trasferte, perchè risultano ingiustificabili alla contabilità aziendale. Chi accetta quel periodo fa’ la “fame”, chi non accetta si guarda in giro e ricomincia a cercarsi lavoro. Provate a pensare che bello lavorare cercandosi continuamente un altro lavoro, per non rimanere “a bagno”, cercando inoltre di non gravare sul committente!
Mentre questo accade i lavoratori di serie A scendono in piazza per farsi sentire e far cambiare le cose, ma non lo fanno anche per i precari, che a mio giudizio, non dovrebbero neanche partecipare alle manifestazioni, dato che i loro diritti dovrebbero essere sostenuti e difesi da quelli che godono dell’indeterminalità dei loro progetti.
Già, tutto si complica però quando anche questi vengono mandati a casa per fallimenti virtuali, o licenziamenti collettivi consensuali con buonuscita.
Allora che si fa? Attenzione che a breve i lavoratori di serie B saranno in numero maggiore di quelli di serie A. Attenzione quando soprattutto vi recherete al lavoro è lì che un precario sta aspettando che vi mettiate in malattia per godersi il vostro posto di lavoro, almeno per qualche giorno. Che schifo!
brava Serenetta. Scendiamo in piazza insieme ai lavoratori che perdono il loro posto. è troppo facile protestare quando non si ha nulla da perdere, molto più difficile farlo quando da perdere si ha molto, ma la valenza di una tale solidarietà è infinita. Fino a quando, ognuno penserà ai cazzi propri e non condividerà con gli altri questi momenti di difficoltà, non usciremo da questa profonda crisi. E le tensioni sociali aumenteranno a dismisura.