Ricordo che da piccola osservavo mio padre dipingere. Mi incantavo a guardarlo.
Un giorno mi volle fare un ritratto a carboncino. E’ la cosa a cui tengo di più ora. Nessuna cifra al mondo basterebbe perchè io lo dia via. Avevo 8 anni. C’è scritto “Serenetta mia”.
Ricordo anche che lo guardavo incantata quando illustrava le fiabe, colorando figure e utilizzando tutte le tecniche immaginabili accompagnate da tutti i prodotti possibili.
Una volta l’ho lasciato da solo, io giocavo con i miei amichetti (ho avuto la fortuna di correre libera dentro Villa Borghese fino a 10 anni). Quando sono rientrata nello studio, dove stava lavorando con dei pennarelli, l’ho trovato accasciato sui disegni.
L’ho scosso…e si è svegliato. Per fortuna. Era crollato a causa delle esalazioni del tipo di pennarelli che stava usando e dei solventi che lo circondavano.
Mio padre, da giovane, prima di diplomarsi all’Accademia di Belle Arti di Liegi, si è fatto sette anni di miniera, in Belgio…
Non vi sto a dire le sue raffigurazioni dei minatori quanto possano essere belle e toccanti.
Ora, vi chiederete perchè io stia dicendovi una valanga di fatti miei…di cui non ve ne potrebbe fregar di meno…eppure, quello che io ho vissuto attraverso quanto accaduto a mio padre…altro non è che quella che oggi chiamiamo “sicurezza sul lavoro”. Mio padre è morto per un tumore al colon. Nessuno mi leverà mai dalla testa che sia successo per il tipo di lavoro che ha fatto (insegnava grafica pubblicitaria e stava sempre tra colori e solventi, senza le maschere con i filtri speciali)…e per i 7 anni di miniera…Ma quando è morto…io ero lontana dalle battaglie che porto avanti oggi…pensavo a studiare, a diplomarmi…e andavo alle manifestazioni per la pace, contro la guerra…e non pensavo ai morti della guerra del mondo del lavoro.
Vi sto dicendo questo perchè io sabato 19 giugno, invece di andare al mare, come la gente “normale”…me ne andrò a Porto Sant’Elpidio, nelle Marche.
Alle 14, 30 c’è l’appuntamento sul piazzale della Stazione per chi vorrà partecipare al SIT-IN per ANDREA GAGLIARDONI: la mamma sta chiedendo al sindaco di dare una degna sepoltura al figlio e il sindaco non le assegna il loculo. Ieri, in piazza, qualcuno mi ha chiesto lo schieramento politico del sindaco…ho risposto “non lo so e non mi interessa”…ed è vero…perchè a me interessa solo stare vicino alla famiglia di Andrea.
Andrea è morto sul lavoro, con il cranio schiacciato da una macchina tampografica, per la carenza di misure di sicurezza sul lavoro.
Non so in quanti saremo a stare vicino a Graziella Marota, la mamma. So che vorrei fossimo tanti. Perchè come dice Samanta Di Persio nel video “…dobbiamo pensare che la storia di Graziella è la storia di tutti noi, potrebbe succedere a chiunque di noi…” . E aggiungo…vorrei che i lavoratori di Pomigliano…a cui va tutta la mia solidarietà per quel che sta accadendo, si fermino a riflettere su quel che è successo ad Andrea che è andato a lavorare al mattino alle 5, dopo che aveva staccato la sera alle 21, arrivando a casa alle 22…Vorrei che tutti riflettessimo…: diminuire le tutele, cancellando anni di lotte sindacali, dando spazio alla “voce del padrone” che pensa solo al profitto…non vi garantirà la busta paga…vi garantirà la fine di Andrea. Una sola. Ingiusta!la morte. Voglio terminare questo post con la Ballata dell’eroe (http://www.youtube.com/watch?v=UDm_x_7xT3M) di F. De Andrè, visto che le morti sul lavoro sono un bollettino di guerra…”
era partito per fare la guerra
per dare il suo aiuto alla sua terra
gli avevano dato le mostrine e le stelle
e il consiglio di vender cara la pelle
ma lei che lo amava aspettava il ritorno
d’un soldato vivo, d’un eroe morto che ne farà
se accanto nel letto le è rimasta la gloria
d’una medaglia alla memoria.”