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Serenetta Monti, cittadina.

Sono solo 24 anni che frequento le manifestazioni di piazza, dovrei essere abituata al carico di emozioni che si porta ogni grande evento. Eppure, ancora lo accuso.
E’ da venerdi pomeriggio che non mi fermo: sono andata a sentire un interessantissimo incontro sulla Decrescita in cui i relatori erano Serge Latouche e Maurizio Pallante, prima e la sera, poi, ho raggiunto i miei amici dei Grilli del Pigneto ad un altro incontro importantissimo: allo spazio di DA SUD proiettavano la Nave dei Veleni e si trattava, appunto, il tema degli affondamenti delle navi con carichi tossici a bordo.
Ieri, sabato, 17, manco sto a ripetervelo, stavo alla manifestazione antirazzista. Stamane, ho partecipato ad un incontro di delegati della Rete Nazionale Sicurezza sul Lavoro. A giugno avevamo avuto una bella assemblea. Ma il lavoro, con le sue morti bianche, non si ferma e quindi anche noi andiamo avanti: il prossimo appuntamento sarà a Torino, poiché il 10 dicembre ci sarà l’udienza del processo ETERNIT.
Ecco, ora che mi sono fermata a scrivere questo post mille pensieri si affolano. Mi guardo indietro e mi rivedo: 72 ore all’insegna dell’impegno, poi mi capita tra le mani il Fatto di oggi e leggo che Roberto Fiore (leader e fondatore di Forza Nuova) se ne esce con una frase significativa: “Il razzismo? In Italia non esiste”. Non so perchè, ma mi è venuto in mente quando qualcun’altro ha detto “la mafia non esiste“. Terribile pensare che, solo un anno fa, in Rete, hanno provato ad assimilarmi proprio a Forza Nuova, per delle provocazioni che avevo promosso sul meetup di Roma. Con tanto di fotomontaggio.
In Rete, credo ci sia ancora qualcuno convinto che io sia di Forza Nuova, o possa essere vicina a loro e hanno galoppato quest’onda per potermi denigrare a oltranza.
Quanto mi spiace deluderli: ad oggi, pur non facendo più parte dell’Associazione Politica che promosse la Lista Civica di cui divenni la candidata sindaco dopo le primarie, io sono e resto Serenetta Monti! 38 anni, di cui 24 passati in piazza dalla parte dei più deboli e gli ultimi 12 direttamente in prima linea per difendere precari, disocuppati. Il mio modo di essere diede fastidio anche a Dagospia.
Tutt’ora sono RSU per la mia sigla (USI/AIT) presso l’azienda in cui lavoro. Ecco perché sono fastidiosa come sono, non serve addosarmi altre vesti.

Voglio per tutti un Paese migliore

Il “blog” sarebbe un po’ la versione moderna del diario delle nostre nonne (oddio!, però, anche io ho diari cartacei… mi sa che comincio ad avere una certa età).
Oggi, mi sono riguardata ciò che ho pubblicato sul mio blog in questi giorni. Ne è venuta fuori un’immagine desolante: battaglie, incazzature, lotte per il lavoro, lotte per la salute…
Ma le nostre nonne avranno scritto solo queste cose sulle loro pagine profumate da petali rosa lasciati essiccare tra una pagina e l’altra?
Non credo. Intanto, perché mai l’Italia dopo la guerra ha vissuto periodi bui come questo; poi perché le donne avevano un altro ruolo sociale. Ecco, ci sto ricadendo… adesso entro nella battaglia per i diritti civili alle donne.
No. Non voglio. Mi ribello!
Oggi voglio dirvi da dove attingo le mie forze per portare avanti tutte quelle battaglie con cui vi ho ammorbato nei post precedenti.
Io sono fortunata.
Le mie battaglie hanno fatto si che ora io abbia un lavoro fisso, strappato con le unghie e con i denti senza dover dire grazie a nessuno, se non a me stessa e al mio sindacato.
E questo lavoro mi ha dato una sede meravigliosa: io lavoro dentro Villa Borghese. E quando mi sposto da un edificio all’altro, lo faccio in compagnia di cani, gatti e scoiattoli.
Nelle giornate di sole, quando entro in villa per andare a timbrare, è come se lasciassi fuori il resto del mondo. Quando mangio il mio panino seduta sulle panchine o sul prato (dipende dai pantaloni che porto… la resina degli alberi mi ha battezzato buona parte del mio guardaroba), sono in compagnia di gazze e passerotti.
E’ bellissimo vivere ogni giorno l’armonia della natura ed io mi sento forte come un leone.
Poi, però, timbro l’uscita, mi avvio ai cancelli e rientro nel mondo reale fatto di macchine e smog, di isteria collettiva da traffico, di cattiveria e acidità al semaforo con gente che vuole farti capire a tutti i costi che ha un clacson sulla propria macchina. Leggo il giornale ai semafori e mi aggiorno… e tutto ricomincia, magari devo anche andare a qualche riunione del sindacato o di qualche comitato e penso che sono fortunata…
E allora mi dico: dopo aver visto com’è Villa Borghese, VOGLIO che tutti possano avere quello che ho io sul posto di lavoro: VOGLIO che tutti respiriamo aria pulita, non ci impazziamo nel traffico per andare a lavorare, possiamo avere un lavoro stabile che dia certezze al nostro futuro e a quello dei nostri figli. Soprattutto VOGLIO uno Stato diverso, che mi garantisca di poter avere tutto ciò che VOGLIO come cittadino.
E questa lucidità sull’obiettivo che VOGLIO ce l’ho perchè io vedo un mondo bello tutti i giorni… e dovrebbe essere per tutti così!!!

Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto

Ancora veleno. Ancora morte. Ancora tumori. Ancora malattie. Ancora la cosapevolezza di non essere cittadini nel senso latino del termine: “civis romanus sum
A noi, cittadini, sono rimasti solo i doveri e ogni giorno i nostri diritti vengono calpestati. Uno su tutti, il fondamentale: il diritto alla salute!
La storia di Crotone è solo l’ultima, ennesima ipocrisia di quegli Enti Locali che sanno e tacciono. O peggio, ci guadagnano.
Civitavecchia: la conversione a carbone della Centrale Enel produce vantaggi per i Comuni limitrofi, ma non per i cittadini che li abitano. Per esempio, devono cambiare le coltivazioni da agricoltura in floricoltura perché i prodotti non potranno essere mangiati.
Cosa è successo a Crotone? Che non ci interessa dell’ambiente che ci ospita, dei frutti che ci offre e degli spazi che occupiamo, abusivamente, su questo passaggio terreno e senza possibilità di condoni. Ogni nostra azione positiva o negativa ha delle conseguenze, ma noi agiamo senza riflettere.
E, per l’ennesima volta, gli interessi economici hanno prevalso.
Per l’ennesima volta, lavoratori hanno lavorato inconsapevolmente o, più semplicemente, costretti dal bisogno, proprio come coloro che per anni hanno manipolato l’amianto, portandosi le fibre in casa e facendo morire anche le mogli che gli lavavano le tute. Anche oggi c’è il bollettino di guerra di situazioni simili.
Per l’ennesima volta i cittadini sono stati svenduti al miglior offerente, e poco importa se le vittime siano bambini o anziani. L’ambiente è andato. L’acqua è andata. La terra è andata. E gli animali sono andati, perché anche loro sono vissuti in ambienti tossici, come le pecore alla diossina.
E non voglio immaginare come stiano i nostri poveri animali domestici. Ho intenzione di cominciare a sollecitare dei monitoraggi ambientali a partire dai dati che hanno i veterinari di zone a rischio. Voglio fare al contrario: se delle persone non gliene frega niente, ma non ti fanno accedere ai dati, forse con i dati degli animali ce la posso fare a ricostruire situazioni a rischio! Quando sono stata candidata a sindaco di Roma avevo sottoscritto degli impegni con la LAV: non credo che certi impegni dipendano solo dal fatto di essere candidati ad entrare in politica. Certi impegni fanno parte del quotidiano. Ed io li sento ancora tali. Ognuno di noi dovrebbe attivarsi.
Io credo solo in una cosa: nel potere che hanno i singoli quando si incazzano e si uniscono.
Io ho fatto così per tutelare me ed i miei colleghi dallo scellerato datore di lavoro dove sono stata per 5 anni: mi sono incazzata per prima. MI sono presa i loro improperi perché ho fatto denunce ad oltranza, trascinando l’amministratore delegato in Tribunale. Temevano di perdere il lavoro: in pochi avevano capito che stavano rischiando la vita, usando prodotti teratogeni, per gli interessi di uno solo.
Ho insistito e ce l’ho fatta: non lavoriamo più per lui. Siamo stati tutti ricollocati grazie alla mia tenacia e al sostegno della sigla sindacale cui appartengo.
Ma in quanti capiranno? In quanti, dopo aver letto queste mie righe, leggerete le schede tecniche dei prodotti che usate sui posti di lavoro? Quanti si chiederanno che sostanze vengono sversate quotidianamente nelle nostre fogne, da chi fa i lavori in città? Quanti smetteranno di buttare lavatrici, televisori, batterie, cellulari o altro senza criterio?
Tutto ciò che facciamo può contribuire a migliorarci o peggiorarci la vita. Allora, io invito tutti voi alla consapevolezza di ogni vostro, piccolo, apparentemente insignificante, gesto: siete precari e accettate di buttare ovunque i fusti con materiali tossici, ovunque??? Alzate la testa: domani i vostri figli mangeranno i frutti di quella terra contaminata. Sversate veleni nei fiumi? Fermatevi: l’acqua è ovunque, l’acqua va ovunque, quel veleno ritorna sotto forma di un pesce o di qualcos’altro.
Potrei andare avanti, ma chiuderò con un pensiero a cui tengo tanto:

“Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto,
l’ultimo fiume avvelenato,
l’ultimo pesce pescato,
vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.
La nostra terra vale più del vostro denaro.
E durerà per sempre.
Non verrà distrutta neppure dalle fiamme del fuoco.
Finchè il sole splenderà e l’acqua scorrerà,
darà vita a uomini e animali.
Non si può vendere la vita degli uomini e degli animali;
è stato il Grande Spirito a porre qui la terra
e non possiamo venderla
perchè non ci appartiene.
Potete contare il vostro denaro
e potete bruciarlo nel tempo in cui un bisonte piega la testa,
ma soltanto il Grande Spirito sa contare i granelli di sabbia
e i fili d’erba della nostra terra.
Come dono per voi vi diamo tutto quello che abbiamo
e che potete portare con voi,
ma la terra mai.”
Piede di Corvo, Piedineri

Quotidiane stragi di Stato

E’ di sabato questa intervista (in fondo al post) di Lorena Coletti, al Manifesto.
Ho conosciuto Lorena a una manifestazione a Taranto, partita simbolicamente da davanti l’ILVA, per urlare contro le morti bianche.
Lorena è una persona meravigliosa che deve essere di esempio a tutti per la dolce forza interiore che possiede.
Ha perso il fratello Giuseppe nella tragedia della Umbria olii.
Ancora morti bianche… sarò monotona ma, in realtà, oggi voglio farvi sentire la testimonianza di Lorena alla Giornata della Legalità organizzata quest’anno dai Grilli Ternani.
La semplicità con cui Lorena ha paragonato anche la morte di Paolo Borsellino ad una morte bianca, ha paralizzato tutti.
Io, non l’avevo mai vista sotto questo aspetto e, purtroppo, è drammaticamente vero. Paolo aveva scelto un lavoro “pericoloso” se fatto bene.
Come i parà della Folgore, per cui non sapremo mai se il “nostro” Paese che li ha mandati in “missione di pace” abbia fornito loro mezzi veramente sicuri e abbia attuato tutte le misure di sicurezza possibili. Io non posso dimenticare neanche quanti militari si sono ammalati e quanti ne sono morti per la Sindrome del Golfo, perchè non gli erano state dati indicazioni e dispositivi di protezione adeguati. Ecco, sono tutte morti bianche, esattamente come il più semplice operaio. E l’ho capito grazie a Lorena.
Sabatonero a Vasto, all’incontro Nazionale di IDV. Nel pomeriggio c’è stato un dibattito in cui ha partecipato anche Samanta Di Persio, l’autrice del libro “Morti bianche”. Consiglio a tutti di leggerlo.
Forse, capiremo una volta per tutte che gli eroi ce li abbiamo tutti i giorni (l’italia è al primo posto in Europa per le morti bianche) e che non è possibile per un paese che sta dentro il G8.
Siamo primi noi in questo campo, non gli USA, non la Francia, non la Germania. Io continuerò a ricordarvelo sempre!
Pensiamoci ogni volta che qualcuno dice di finire un lavoro di corsa e leva la protezione dalla sega circolare (e ciao dito!) o quando vi dicono che gli occhiali di protezione non servono, spiegateglielo quando una scheggia vi avrà fatto perdere un occhio.
Sono brutale, lo so, ma io “ho visto cose che voi umani…”.
Sono anni che sto sul fronte della sicurezza sul lavoro e non mollerò! Ma facciamolo tutti. Insieme!

Da “Il Manifesto”

Dopo l’intervista al manifesto del proprietario della Umbria Olii, Giorgio Del Papa, la replica di Lorena Coletti, sorella di Giuseppe, una delle quattro vittime nella strage di Campello sul Clitunno: «Mio fratello è morto per 16 euro e Del Papa ci ha chiesto 35 milioni di risarcimento»
«Quel giorno mio fratello Giuseppe non doveva nemmeno esserci. Il giorno prima, durante una saldatura, una scheggia gli era entrata nell’occhio. Ma ormai però aveva dato la sua parola. Fece colazione insieme a mia cognata Fiorella, alle sei di mattina, e lui quasi lo rimproverò per il fatto che andasse a lavorare anche quel sabato. Lui le rispose con quelle che sarebbero state le sue ultime parole: dai, che poi nella busta paga ci troviamo anche i 16 euro in più della trasferta. Ha capito bene? Sedici euro. È morto per sedici euro di trasferta e ancora oggi, il signor Del Papa, ritiene giusto rispedirci una lettera chiedendo 35 milioni di risarcimento. Lo considera un atto dovuto e forse calcola anche gli interessi maturati dal giorno della tragedia».
Questi di settembre, in casa Coletti, erano da sempre due giorni di festa, a prescindere dal giorno della settimana. Il 13 era il compleanno di Giuseppe, il 14 di Lorena. Da quel maledetto 26 novembre 2006, data della tragedia di Campello sul Clitunno in cui lui perse la vita insieme ad altre tre colleghi, non c’è proprio più nulla da festeggiare. Una coltre di dolore ha coperto tutto. Lorena da quel giorno combatte la sua battaglia in nome del fratello. Ha letto l’intervista di Del Papa sul manifesto vuole replicare.
Cosa non le è piaciuto dell’intervista?
Non posso nemmeno dire che la ferita si è riaperta, non essendosi mai chiusa. Non basta una vita per dimenticare. Del Papa ragiona come se si trattasse davvero di un incidente automobilistico, pensa di aver subito un danno e ha chiesto a un giudice di valutare i danni e le responsbailità. Solo che mentre il suo danno è l’azienda, il nostro è irreparabile, nessuno ci ridarà indietro i nostri cari. Come è possibile chiedere a mio fratello, che sta chiuso per sempre dentro a un un loculo, 5 milioni di euro? Ma in che paese siamo?
In che punto contesta la ricostruzione che fa Del Papa?
Né Manili né i suoi operai avevano istinti suicidi, così come non penso che Del Papa ne avesse di omicidi. Però di sicuro se i quattro operai avessero saputo che c’era il minimo rischio, non sarebbero saliti fin lassù. Del Papa omette di ricordare che nel luglio 2004, per ottenere una proroga sui tempi di installazione di quelle passerelle scrisse una lettera all’Agenzia delle dogane, dove c’era scritto: «…l’esecuzione dei lavori deve compiersi a silos completamente vuoti… essendo inoltre prevista un’accurata ripulitura, dovendosi intervenire sugli stessi silos, con fiamma ossidrica».
Vale a dire?
Vale a dire che spettava a lui fare una bonifica di quei serbatoi prima di eseguire qualunque tipo di lavoro che prevedesse lavori a fuoco. In realtà non solo quei serbatoi non erano mai stati svuotati o bonificati, ma erano in esercizio, con carichi e scarichi di quintali di olio anche lo stesso giorno della tragedia.
Del Papa si difende dicendo che con Manili avevano concordato la tipologia del lavoro, che prevedeva saldatura a terra delle passerelle e imbullonatura sul tetto del silos, dove erano espressamente vietati lavori a fuoco.
Non so nulla di questi accordi. Del Papa parla di preventivi e di accordi che io non conosco. Se fosse così, è chiaro che sarebbe una cosa tra lui e Manili, che è morto, ma rende ancora più ignobile la chiamata in causa anche gli altri tre operai. Eppoi sono gli stessi periti del Pm a dire che quei silos erano stati costruiti con evidenti errori di progettazione, perché nessuno ha controllato prima?
Chi doveva eseguire i controlli?
Non lo so. È quanto si dovrà capire. Di certo con lui i sindacati hanno avuto vita difficile, non ce li voleva, e non è il solo. Qui c’è voluta una tragedia per scoprire delle magagne. Inoltre, sempre la perizia dei consulenti del pm, dice che il responsabile della sicurezza – cioè il titolare dell’azienda – non ha mai informato i lavoratori suoi e quelli delle ditte appaltatrici, dei rischi specifici, come ad esempio la presenza di esano nell’olio di sansa immagazzinato.
Secondo Del Papa è improprio parlare di rischio esano, perché è un residuo di un processo di estrazione, processo che Umbria Olii non praticava essendo una raffineria. In sostanza, Del Papa dice: noi acquistiamo olio di sansa, che non è assimilabile agli idrocarburi e che è, o dovrebbe essere, già controllato.
La perizia dice che la deflagrazione è imputabile proprio al contenuto significativo di solventi (esano) presente nell’olio stoccato in quei silos. Dice anche che molte delle partite di olio di sansa acquistate da Umbria Olii nei mesi precedenti avevano tutti un elevato contenuto di esano.
La questione è molto tecnica, solo un tribunale potrà decidere.
È quanto speriamo tutti. Se anche Del Papa vuole giustizia non ha che da affidarsi al giudizio di un tribunale. Si faccia processare invece di ricusare giudici e perdere tempo. Quanto alle sue proteste contro i politici e i sindacati, gli rovescio l’accusa. È vero che si precipitarono tutti davanti ai suoi cancelli, ma lui quei cancelli non li ha mai aperti. Quanto a noi, i parenti delle vittime, le uniche volte che l’ho intravisto, in aula, stava sempre parlottando e sorridendo con i suoi avvocati. Nemmeno uno sguardo.
Nell’intervista Del Papa parla di un clima surriscaldato fin dall’inizio, di un preconcetto nei suoi confronti.
Per la verità racconta di questa sua richiesta di partecipare ai funerali di Manili. Non mi risulta ma la prendo per buona. Ma non mi venga a dire che è una questione di carattere. Ai parenti delle altre tre vittime, era chiedere troppo un telegramma, un mazzo di fiori, una frase di condoglianze?

Il dovere di un padre

Andando al lavoro oggi, ho visto attaccare manifesti del sindaco Alemanno che dicevano quanto segue: “Regina Elena: un ospedale restituito alla città”. Ma va?
Non direi, visto che quando ospedale lo era davvero è stato chiuso per preparare insediamenti di uffici amministrativi o altro.
Settembre a Roma è iniziato con lo sgombero del Regina Elena, ospedale chiuso nel 2001, abbandonato a se stesso fino al 2007 quando fu occupato da 200 famiglie.
Personalmente avevo ben visto l’occupazione dei comitati dei senza casa: almeno hanno vigilato sulla struttura, monitorato le apparecchiature abbandonate, tenuto sotto controllo le cartelle cliniche dimenticate con i dati di noi cittadini.
Soprattutto avevo ben visto il recupero: quel che non si dice di queste “occupazioni abusive” è che vengono occupati edifici pubblici in totale abbandono e recuperati piano piano dagli occupanti, che non hanno casa per i ben noti problemi dell’emergenza abitativa che affliggono tutta Italia, Roma in particolare.
A riguardo, infatti, ricordo quanto disse Andrea Alzetta: era giugno 2007 e lui era portavoce di Action il movimento che aveva occupato la palazzina ed oggi consigliere comunale a Roma.
Io persevero nel credere che siamo in uno Stato di diritto, però mi rendo conto della disperazione che un padre di famiglia prova nel non poter dare un tetto ai propri figli, e che questo padre si chieda dove finisca il diritto, calpestato, del cittadino e dove inizi il dovere del padre. La domanda è sempre la stessa: lo Stato dov’è, visto che ora gli sgomberati del Regina Elena sono stati “ammucchiati” (vedi pag 17 di E-Polis Roma di oggi) in un residence dove hanno acqua tiepida e bagni in comune?

Al fuoco!

Ieri mattina ho letto su E-Polis, edizione di Roma, la splendida possibilità di assistere alle prove aperte del concertone previsto per oggi che Lorin Maazel avrebbe tenuto alla presenza delle più alte cariche dello Stato.
Adoro la musica classica e adoro Lorin Maazel, per cui mi sono fiondata. Alle 20.00 ero in fila con centinaia di persone. Alle 20.50 le gentili signorine dell’accoglienza hanno fatto dirigere gli spettatori, melomani, alle poltrone della platea. La galleria sarebbe stata aperta solo dopo aver riempito la platea. E così è avvenuto. Una sala da 2800 persone è stata colmata da persone che non vedevano l’ora di ascoltare Lorin Maazel.
La Presidente della Compagnia per la Musica in Roma ha presentato l’iniziativa “per celebrare il valore della pace, in una data che è ormai entrata nella memoria collettiva”: la tragedia delle Twin Towers.
Ebbene, mentre ero rapita dall’estasi collettiva mi è venuto in mente che per tutta la durata della fila, l’ingresso in sala, i preparativi, l’inizio, in tutto avrò visto solo 2 vigili del fuoco. E allora mi sono allarmata!
E’ da maggio che sollecito il Sindaco di Roma riguardo la sospensione del servizio Antincendio all’interno dell’Auditorium. Decisione unilaterale per la quale, come sindacato, abbiamo chiesto l’intervento di tutti gli organismi preposti. Tanto che tre consiglieri comunali (Gemma Azuni, Andrea Alzetta e Paolo Masini) hanno presentato un’interrogazione urgente, a cui non c’è ancora risposta… e meno male che era urgente!
Ieri sono uscita nella pausa che Lorin Maazel ha effettuato tra il secondo e il terzo movimento della Nona sinfonia di Beethoven. Stavo morendo di caldo. Ho fatto un giretto prima di andarmene e non ho visto altri Vigili del Fuoco rispetto a quelli visti inizialmente e che, comunque, si erano diretti verso un’altra sala (Sinopoli, che ospita 1200 persone) dove iniziava il Festival del Flamenco.
A questo punto la domanda sorge spontanea: ma quanti Vigili del Fuoco sono stati chiamati a vigilare su degli eventi pubblici a cui assistono intorno alle 2000 persone (solo di visitatori) in una sera sola?
Vorrei leggeste tutti nella lettera aperta al Sindaco di Roma, per capire meglio la situazione: il Parco della Musica è una meravigliosa struttura che ospita quotidianamente centinaia di persone che, fino ad aprile di quest’anno, potevano contare sulla presenza h24 di un servizio antincendio pagato dai cittadini stessi (poichè “Musica per Roma”, la Fondazione che gestisce tutto, ha copertura finanziaria del Comune di Roma per il 95% e dalla Camera di Commercio per il restante 5%).
Leggete anhe l’interrogazione promossa dai Consiglieri Comunali: chiedono puntualmente cosa stia succedendo, senza ottenere risposta.
Vi lascio con una certezza: per ora la domanda di quanti Vigili del Fuoco siano stati chiamati per l’evento di ieri sera la metto qui, sul mio blog, ma formalizzerò la stessa richiesta al Comando Provinciale dei VV.FF. di Roma, presentando, contestualmente, denuncia dell’accaduto all’Ispettorato del Ministero del Lavoro… tanto mi conoscono già!
Ho già dato tanto per quel che concerne la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, non amo le morti bianche: le combatto da sempre.

Invisibili

Esprimo la mia solidarietà ai precari della scuola, che oggi hanno tenuto un’assemblea pubblica presso il Provveditorato di Roma, in via Pianciani.
Mai avevo visto un periodo così buio per la nostra scuola. Eppure, il mio percorso di studi è passato attraverso l’Istituto Magistrale, proprio perchè credevo nella missione di insegnante.
Ma ora, cosa è rimasto della figura dell’insegnante? Un’immagine sola: l’insegnante è un precario.
Quanti bambini hanno cambiato in continuazione maestra e quanti ragazzi, nel corso dello stesso anno scolastico, hanno visto la passerella dei professori diversi?
E se i precari in passerella da un istituto all’altro non bastavano, se non bastava l’ansia di ogni fine estate per vedere se erano uscite supplenze, adesso si risolve il problema lasciandoli direttamente per strada.
Pubblico di seguito la proclamazione dello Stato di agitazione del Sindacato cui aderisco. L’U.S.I./AIT- Unione Sindacale Italiana. Come vedete si sta anche preparando lo sciopero del 23 ottobre a riguardo: prepariamoci!

Ps: PdL, stavolta, sta per “Proposta di Legge” e non per qualcos’altro…

“La Unione Sindacale Italiana USI AIT Scuola, ha proclamato il 2 settembre, con nota trasmessa al MIUR, al Coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio, alla Funzione Pubblica e con invio agli Uffici USP, lo STATO DI AGITAZIONE NAZIONALE E LE PROCEDURE PREVISTE DALLA LEGGE 146 DEL 90 E 83 DEL 2000.
Si contestano i tagli alla scuola e all’università, i “licenziamenti” e le perdite occupazionali, di professionalità per decine di migliaia di posti di lavoro tra docenti e non docenti ATA, il PdL Aprea e l’uso massiccio di esternalizzazioni di servizi pubblici, la mancanza di basilari condizioni in materia di salute e di sicurezza per chi lavora nella scuola e per chi fruisce del servizio educativo e scolastico, per la stabilizzazione dei precari e delle precarie e il ritiro dei provvedimenti che stanno dando il colpo di grazia all’istruzione pubblica.
Con questa presa di posizione, che avrà uno dei suoi momenti di lotta con lo sciopero del 23 ottobre indetto da Cobas, RdB Cub, SdL e Confederazione USI AIT, si è voluto fornire uno strumento, assieme a quello dato da altre OO.SS. conflittuali e dei comitati e coordinamenti dei precari, di copertura e tutela delle molteplici azioni e lotte in corso in varie parti d’Italia, di sostegno allo sviluppo di forme autorganizzate e gestite dal basso di mobiliazione dei precari e delle precarie, della forza lavoro in formazione (studenti a partire dal movimento dell’Onda), degli stessi lavoratori e lavoratrici docenti e ATA a tempo indeterminato.
L’Usi Ait nel dare la propria solidarietà e il sostegno alle forme di lotta in corso, auspica la maggiore unità d’azione possibile tra le forze sindacali e politiche conflittuali e il radicamento e consolidamento dei coordinamenti e comitati di lavoratori e lavoratrici della scuola e dell’università, precari e non, per evitare che le singole lotte siano frammentate e isolate o ridotte ad un problema di ordine pubblico.
Segreteria Nazionale della Unione Sindacale Italiana USI AIT Scuola”