Apro il giornale e mi trovo gli occhialetti di Tremonti (purtroppo da che Corrado Guzzanti lo imita, non riesco a prendere questo ministro troppo sul serio).
Leggo il titolo: “Il posto fisso alla base della società“. Virgolettato che fa capire che l’espressione sia tutta del “ministvo”.
Ho pensato di aver letto male a causa del sonno arretrato. Decido di leggere l’articolo: vedo passaggi incredibili “…con la crisi abbiamo capito che è meglio il nostro INPS“, o anche “…per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso è la base su cui costruire la famiglia”. Non ci credo. Lo ha detto davvero?
E poi leggo le parole di Damiano “Stabilizzi i precari”. Lo ha detto davvero.
Ma come è possibile questa rivoluzione cultural politica inaspettata!?
Poi ci penso bene, e mi ricordo che il “ministvo” è un volpone.
Io ho passato i migliori anni della mia vita dentro il Campidoglio a combattere le politiche delle esternalizzazioni, delle privatizzazioni, contro la precarietà e la flessibilità che si stava cercando di far passare come il “migliore dei mondi possibili” e OGNI VOLTA la prova schiacciante per far capire che NON SI DEVE ESTERNALIZZARE, NON SI DEVE PRIVATIZZARE ciò che DEVE ESSERE PUBBLICO erano i costi! Eh già, perché privatizzare, esternalizzare, costa, in media, tre volte in più che internalizzare ed assumere. E vi voglio evitare tutti i discorsi legati alla qualità dei servizi privatizzati.
Vogliamo parlare del baluardo che il “ministvo” alza a difesa dell’INPS?
Qualche anno fa fu proprio il suo governo a tentare di smantellare l’INPS, attuando lo scippo del TFR. Ecco, appartenendo ad un sindacato particolare non mi sono fatta mancare neanche quella battaglia; io, si, davvero a difesa dell’INPS. Soprattutto a difesa dei soldi dei lavoratori: troppi casi c’erano stati in giro per il mondo che ci avevano fatto alzare gli scudi. Uno su tutti i professori dell’Alaska: il Fondo pensionistico degli insegnanti dell’Alaska aveva investito in azioni Parmalat.
Caro “ministvo”, dal mio punto di vista lei ha scoperto l’acqua calda. Ma, visto che non è mai troppo tardi, faccia una cosa d’ora in poi: ascolti i cittadini innanzitutto! Non ci avrebbe messo tutto questo tempo a capire l’importanza del posto fisso, dell’Inps. Magari tra un po’ ci dirà quanto è importante tutelare la salute dei cittadini non investendo milioni di euro in centrali nucleari, inceneritori, ponti di Messina, etc.
Speriamo solo non sia troppo tardi!
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Serenetta Monti, cittadina.
Sono solo 24 anni che frequento le manifestazioni di piazza, dovrei essere abituata al carico di emozioni che si porta ogni grande evento. Eppure, ancora lo accuso.
E’ da venerdi pomeriggio che non mi fermo: sono andata a sentire un interessantissimo incontro sulla Decrescita in cui i relatori erano Serge Latouche e Maurizio Pallante, prima e la sera, poi, ho raggiunto i miei amici dei Grilli del Pigneto ad un altro incontro importantissimo: allo spazio di DA SUD proiettavano la Nave dei Veleni e si trattava, appunto, il tema degli affondamenti delle navi con carichi tossici a bordo.
Ieri, sabato, 17, manco sto a ripetervelo, stavo alla manifestazione antirazzista. Stamane, ho partecipato ad un incontro di delegati della Rete Nazionale Sicurezza sul Lavoro. A giugno avevamo avuto una bella assemblea. Ma il lavoro, con le sue morti bianche, non si ferma e quindi anche noi andiamo avanti: il prossimo appuntamento sarà a Torino, poiché il 10 dicembre ci sarà l’udienza del processo ETERNIT.
Ecco, ora che mi sono fermata a scrivere questo post mille pensieri si affolano. Mi guardo indietro e mi rivedo: 72 ore all’insegna dell’impegno, poi mi capita tra le mani il Fatto di oggi e leggo che Roberto Fiore (leader e fondatore di Forza Nuova) se ne esce con una frase significativa: “Il razzismo? In Italia non esiste”. Non so perchè, ma mi è venuto in mente quando qualcun’altro ha detto “la mafia non esiste“. Terribile pensare che, solo un anno fa, in Rete, hanno provato ad assimilarmi proprio a Forza Nuova, per delle provocazioni che avevo promosso sul meetup di Roma. Con tanto di fotomontaggio.
In Rete, credo ci sia ancora qualcuno convinto che io sia di Forza Nuova, o possa essere vicina a loro e hanno galoppato quest’onda per potermi denigrare a oltranza.
Quanto mi spiace deluderli: ad oggi, pur non facendo più parte dell’Associazione Politica che promosse la Lista Civica di cui divenni la candidata sindaco dopo le primarie, io sono e resto Serenetta Monti! 38 anni, di cui 24 passati in piazza dalla parte dei più deboli e gli ultimi 12 direttamente in prima linea per difendere precari, disocuppati. Il mio modo di essere diede fastidio anche a Dagospia.
Tutt’ora sono RSU per la mia sigla (USI/AIT) presso l’azienda in cui lavoro. Ecco perché sono fastidiosa come sono, non serve addosarmi altre vesti.
Adesso basta!
Avrei voluto scrivere anche io un post di solidarietà agli aggrediti a Roma dalla recrudescente ondata di violenza nei confronti di gay e/o trans o stranieri. Poi, ho letto questo post sul sito dell’Arcigay e mi sono resa conto che era stato detto tutto.
Il problema, infatti, non è la solidarietà o l’indignazione che uno può gridare in casi come quelli dell’ultima aggressione all’Eur, in cui una persona (trans o no) viene presa di mira per fare il tiro al bersaglio con la macchina o perchè ancora si grida “duce” intanto che si picchia una persona di colore.
Il problema è il triste esempio che ci viene dagli scranni della politica, come giustamente rivelato nel post dell’Arcigay: “Le inqualificabili dichiarazioni di esponenti dell’UDC e del centrodestra, che hanno accostato l’orientamento sessuale all’incesto, alla pedofilia e ad altre perversioni, forniscono la misura di come sia granitica la volontà di escludere, di emarginare le persone LGBT.”
Io non posso pensare che persone, elette dai cittadini per andare a tutelare i diritti dei cittadini stessi, ancora facciano confusione tra “orientamento sessuale” e perversioni vere e proprie. Tanto da non avere l’obiettiva capacità di discernimento per votare, e non bocciare, il decreto contro l’omofobia.
Vero è che abbiamo degni rappresentanti della delega del cittadino che hanno fior fior di prcessi e/o condanne e vengono ri votati, quindi finché ci sarà questa gente in Parlamento non dovrei stupirmi di nulla. Invece, ancora mi inalbero.
Mi reputo persona fortunata per essere cresciuta in un ambiente dove la parola “intolleranza” non era proprio contemplata nel lessico famigliare. Oggi, a 38 anni, mi trovo a dover scendere ancora in piazza a difendere una cosa sancita nella nostra Costituzione, dall’art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Domani sarò alla manifestazione nazionale antirazzista (nel cui comitato promotore c’è anche il sindacato cui aderisco) che partirà alle 14.30 da piazza della Repubblica, a Roma. E spero che saremo tanti… a gridare BASTA!
Fuori subito l’Agenda Rossa
E ora: FUORI L’AGENDA ROSSA!
Da quando, quest’estate, “qualcuno” ha cominciato a parlare non passa settimana che non ci siano novità sulle stragi del ’92 e ’93. Indubbiamente il merito va a quie magistrati che stanno indagando.
Ma senza Salvatore Borsellino, al cui grido di “RESISTENZA” si sono mobilitate migliaia di persone a sostegno dei giudici e della verità, non credo che oggi Massimo Ciancimino avrebbe consegnato la fotocopia del papello con le richieste di Cosa Nostra allo Stato.
Dobbiamo continuare a RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE: abbiamo cominciato questa battaglia perchè esca fuori l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino e dobbiamo continuare fino alla fine.
E’ la battaglia delle persone oneste di questo Paese: qualsiasi lavoro facciano, in qualsiasi ruolo, soprattutto istituzionale, si ritrovino.
Su quell’agenda, spesso lo ricordano lo stesso Salvatore e Gioacchino Genchi, si basano i ricatti incrociati sui quali è fondata la Seconda Repubblica. Antonio Ingroia ha detto che siamo “nell’anticamera della verità“. Questa Seconda Repubblica sta per crollare: se c’è stata una trattativa con la mafia, e c’è stata, allora oggi l’Italia è nelle mani di chi si è fatto garante di quella trattativa.
Quando il bubbone esploderà, dovremo essere pronti a ricostruire insieme questo Paese, per potercelo riprendere e riconsegnarlo idealmente a Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina e Paolo Borsellino e a tutti quelli che per questo Paese hanno dato la propria vita.
Per Gianfranco Fini è troppo tardi
E’ ormai evidente che Gianfranco Fini non perde occasione per prendere le distanze da Papi. Oggi, ad esempio, ha detto che l’immagine dell’Italia all’estero non dipende solo dalla stampa ma da tutti. Molti l’hanno interpretata come una frecciata verso Berlusconi, come dire: se ci sputtanano gli avranno dato gli argomenti… tesi peraltro confermata dalla mitica ministra del turismo, la Brambilla, a Otto e Mezzo (“i giornali stranieri dicevano di aspettare solo l’occasione per parlare male dell’Italia”).
Non ci si può mettere quindici anni per capire che, forse, con Berlusconi ci perdiamo la faccia tutti. Fini ha capito che non gli riuscirà il giochino di prendere il posto di Berlusconi, quindi punta direttamente al Quirinale, e cerca di ingraziarsi quei tonni dell’opposizione che, purtoppo, ci cascheranno. Berlusconi non ha mai cambiato atteggiamento non dal 1994 ma da molto prima, quando si gingillava con “grembiulini e compassi“, per dirla con lo stesso Fini. Il “compagno Gianfranco” ha permesso a Berlusconi di utilizzare Alleanza Nazionale e alla fine di comprarsela, e quando se l’è comprata ha parcheggiato lo stesso Fini alla presidenza della Camera – con tutto il rispetto per quell’Istituzione che però ormai è stata ridotta dal governo a ratificare solo decisioni prese a Palazzo Grazioli.
Fini è un po’ in ritardo, e spero che gli si impedisca di “intrupparsi nella resistenza”, come diceva Travaglio in un suo editoriale sul Fatto Quotidiano qualche giorno fa.
Vorrei la pelle nera
Si, non avete capito male… vorrei essere “abbronzata” come il presidente Obama: mentre negli USA si avanza verso il futuro con balzi giganti riguardo il rispetto dei diritti civili, qui in Italia avvengono cose strane.
L’anno scorso il “bel ragazzo abbronzato” Barak Obama cominciava a far parlare di sé con proposte a sostegno degli omosessuali.
La settimana scorsa, lo stesso presidente ha virato la direzione presa dal presidente Clinton “don’t ask, don’t tell” (non chiedere, non dire): consentiva ai gay di arruolarsi a patto di non dichiarare il proprio orientamento sessuale.
Ora: porte aperte, ingresso libero. Così, i 12000 rispediti a casa per aver fatto outing, sono stati “vendicati“.
E in Italia? In Italia c’è grossa crisi: oggi in Parlamento, grande bagarre per la votazione sulla legge a tutela degli omosessuali, contro l’omofobia.
Ovviamente, non essendo stato ancora digerito il no della Consulta al Lodo Alfano che si appellava all’importanza dell’art.3 della Costituzione, l’UDC invoca il medesimo articolo per affossare una proposta a tutela di una categoria DEBOLE, non già immunizzata come quella dei parlamentari.
E la votazione di oggi ha scoperchiato un pentolone favoloso: pezzi del PD che votano con l’UDC, pezzi di AN che abbracciano la mozione del PD e la sostengono insieme a IDV. Volete la mia conclusione? Non si vedrà luce.
Finchè ci sarà tanta confusione in questo Parlamento i temi seri verranno trattati come le sorprese nelle patatine, di cui si è entusiasti all’inizio e poi si lasciano lì, ammucchiate sui mobili.
Intanto, io mi vado ad abbronzare!
La vendetta telecomandata de “Il Giornale”
Sonia Alfano ha detto al Parlamento Europeo, in seduta plenaria, quello che in Europa già tutti sanno, ma che è bene ripetere nelle sedi istituzionali: in Italia, una sola persona è proprietaria o controlla quasi tutta l’informazione e il suo governo, ripetutamente, ha cercato di mettere le mani sulla Rete. Forse, dice Sonia, perché la stampa libera “consentirebbe agli italiani di conoscere le responsabilità dello stesso Berlusconi nelle stragi di mafia del ’92-’93 in cui sono morti Falcone e Borsellino”.
E’ arrivata subito la vendetta trasversale de “Il Giornale”, di proprietà della famiglia del noto corresponsabile di corruzione di giudici, con un articolo di Paola Setti: Sonia sarebbe la responsabile della strage di Messina di settimana scorsa.
Sull’autorità della fonte, sorvoliamo. Voglio però pubblicare la replica di Sonia: facciamole sentire tutto il nostro sostegno, la nostra battaglia è la sua battaglia! Se volete, lasciate i commenti per lei in questo post, glieli farò avere personalmente!
Avrei voluto affidare la giusta risposta solo alla querela, motivo x cui mi limiterò solo ad esporre i fatti e vi prego di far girare questa nota.
Ho lavorato al Dipartimento Regionale della Protezione Civile dal 1 aprile 1999 con la funzione di assistente amministrativo. L’anno successivo ho acquisito il titolo di DIsaster Manager dopo un corso di addestramento durato 1 anno. Successivamente le qualifiche sono state rimodulate e la mia corrisponde a quella di funzionario direttivo. Non sono mai stata assegnata alla provincia di Messina, anzi il mio servizio di assegnazione è quella della provincia di Palermo. Dal 14 luglio 2009 sono in aspettativa per incarico istituzionale. Come sicuramente i “signori” de “il Giornale” non sanno, il Dipartimento conta ben 9 sedi provinciali a capo di ognuna delle quali vi è un dirigente preposto; nel caso del servizio di Messina il dirigente responsabile è l’Ing. Bruno Manfrè, il quale credo non abbia nessuna responsabilità pèer ciò che è accaduto. Il capo del Dipartimento è l’Ing. Salvo Cocina e vi invito a contattarli per chiedere direttamente a loro se avevo responsabilità di varia natura. Non ho mai ricevuto né incarichi né consulenze di studi né per la provincia di Messina, né per altre realtà. Ho formato centinaia di volontari e decine di operatori comunali, ai quali ho sempre fatto ben presente LA TOTALE IRRESPONSABILITà DELLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI SINDACI SICILIANI. Piangono solo dopo le tragedie. La legge che regola il sistema di Protezione Civile è la l. 225/92 che stabilisce che il sindaco è prima autorità di protezione civile e responsabile della pubblica e privata incolumità. Inoltre, come gli esperti de “il Giornale” non sanno, in Sicilia il sistema di protezione civile è regolato soprattutto dalla legge 14/98 essendo la Sicilia a statuto autonomo. La stessa legge recita: i comuni POSSONO dotarsi del piano di protezione civile…..e il problema è che grazie a quel possono, pochi sindaci vedono ciò come un dovere e se ne fregano visto che nel testo normativo non è prevista l’obbligatorietà della pianificazione. Molti miei colleghi ed alcuni funzionari delle Prefetture siciliane, conoscono bene le lotte che abbiamo fatto come funzionari del Dipartimento per sensibilizzare i sindaci. A volte gli stessi sindaci non rispondono neanche alle richieste fatte per iscritto dal Dipartimento. A questo si aggiunga che io non ho MAI avuto nessun ruolo dirigenziale e il quadro è abbastanza chiaro. I responsabili sono tutte quelle persone che sapevano e hanno fatto finta di nulla per anni. Impiegati comunali, sindaci e politici locali che sono sempre in visita sia al Dipartimento regionale che a quello Nazionale per chiedere soldi…approfittano di alluvioni o incendi per girare come avvoltoi negli uffici e chiedere soldi grazie alle varie dichiarazioni di emergenza o di stato di calamità. Ovviamente utilizzerò questo articolo per querelare la “testata giornalistica Il Giornale”. Chiederò un adeguato risarcimento danni e vincerò la causa. Chiamerò a testimoniare tutti i funzionari del Dipartimento e utilizzerò gli atti in mio possesso per dimostrare che le calunnie del giornale sono solo un metodo, fallito clamorosamente, per screditarmi. Sono consapevole del fatto che i miei continui attacchi al sistema di potere cominciano ad essere problematici, ma non credo riusciranno mai a fermarmi. Potranno usare piombo o tritolo, ma ci saranno centinaia di migliaia di italiani onesti che continueranno a denunciare logiche e poteri mafiosi. Siamo un esercito che cresce quotidianamente e la loro caduta è ormai inarrestabile. Sonia Alfano