Come già detto, il 12 dicembre, a Palermo ho partecipato all’incontro che ha radunato le “Agende rosse” per il Natale intorno all’albero di via D’Amelio, per ribadire che “Paolo vive”. Un momento di raccoglimento, in cui anche il più laico ha ascoltato le parole che Francesco Cappello ha voluto dedicare a Paolo, ad Agostino, a Claudio, ad Emanuela, a Walter, a Vincenzo. Poco tempo fa, invece, a Pescara un gruppo di Resistenti delle “Agende rosse” contestava la presenza al “Premio Borsellino” di Gasparri.
In quell’occasione, Leo Nodari, organizzatore del Premio, subì un’aggressione, attribuita gentilmente alle “Agende rosse” contestanti. Peccato che le Agende Rrosse stavano fuori, lasciate lì dalla security che aveva detto che la sala della premiazione era già piena e che, inoltre, l’aggressione era avvenuta nel garage.
Passato, comunque, in qualche modo questo primo momento di insulti verbali ad un pacifico popolo che desidera semplicemente tirare via dalle istituzioni la mafia e riportare la verità sull’agenda rossa di Paolo, c’è stato l’appuntamento del 5 dicembre che ci ha visti tutti, di nuovo, dietro lo striscione che avevamo portato in piazza il 26 settembre: “Apri gli occhi, osserva, non chiudere le orecchie, ascolta. Solo così potrai sentire il fresco profumo di libertà”.
Ebbene, dietro quello striscione, il 5, come il 26 settembre, c’era Sonia Alfano, europarlamentare che ha sempre difeso il pacifico Popolo delle Agende Rosse. Fino ad ora, nessuna testata si era interessata, realmente, al suo lavoro al Parlamento europeo: da ieri è balzata agli onori delle cronache grazie ad una sua dichiarazione su quanto avvenuto al Presidente del Consiglio.
Frasi come “Condanno ogni forma di violenza, ma non ci penso proprio a dare la mia solidarietà a Berlusconi. Sarebbe ipocrita, visto che sono scesa in piazza contro di lui. Da subito non ho dato solidarietà al premier per l’attacco subito e non gliela darò mai. Certo, condanno ogni forma di violenza fisica, ma sono una persona coerente. Non posso dare solidarietà ad un Presidente del Consiglio che è un frequentatore di minorenni, un piduista, un corrutore, un frequentatore di mafiosi, un uomo che non ha il senso dello Stato” hanno scatenato un pandemonio.
Eppure l’italiano è una grande lingua: “condanno ogni forma di violenza”. A me, che ho votato Sonia Alfano perchè combattesse l’imperversare del sistema politico creato, osannato ed abusato da Berlusconi, basta.
Con la violenza non si risolve mai niente! Ma non si deve essere incoerenti. Sonia ha dimostrato di non averci fatto sprecare il voto. Ha semplicemente ricordato un po’ di vicissitudini per cui, con qualche centinaio di migliaia di manifestanti (90.000 amici al bar per la Questura), eravamo scesi in piazza il 5 dicembre. Mi domando solo una cosa: in quanti stanno dando la propria solidarietà alla nostra Costituzione che il Presidente del Consiglio tenta di calpestare quotidianamente? Chi dà la solidarietà a tutti quelli che non possono ritagliarsi leggi ad personam e pagano per i reati che commettono? Io sto con Sonia Alfano: coerente e lungimirante, da sempre in lotta contro i mafiosi, contro i piduisti e contro chi sdogana termini come “escort” solo per confondere le idee. Sonia Alfano ha saputo mettere l’accento sulla cosa più importante: prevenire la violenza con atteggiamenti consoni alla figura istituzionale che si ricopre. Senza istigare con minacce o altro. La violenza mai! Coerenza e dignità, queste le qualità di Sonia Alfano che, sempre il 12 dicembre, ha dimostrato, per l’ennesima volta, organizzando l’incontro “Resistere e non desistere” da che parte sta. Io sto da quella parte, chi sta con noi?
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Siamo noi la scorta di Paolo Borsellino
Oggi serve la scorta anche per i morti ammazzati. Dopo la strage di Capaci, davanti all’ufficio di Paolo Borsellino c’erano decine di ragazzi e ragazze in fila per andare a morire. Come poi successe a Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Claudio Traina.
Oggi, dopo 17 anni, il Popolo delle Agende Rosse è la scorta che difende la memoria e i valori di Paolo dai vari Gasparri e Mastella che non sono degni nemmeno di pronunciare il suo nome.
La scorta alla memoria la facciamo tutti noi, quando partecipiamo alla marcia di Palermo o di Roma, quando andiamo ad alzare un’agenda rossa a eventi costruiti come “passerelle di personaggi la cui storia personale ed istituzionale non presenta nessun elemento di sostegno alla lotta per la legalità e la trasparenza”, come ha scritto Libera Pescara prendendo le distanze dal Premio Borsellino.
Tutti, specialmente chi riveste cariche pubbliche, devono essere uomini della scorta della memoria di Paolo. Lo hanno fatto Leoluca Orlando e Gioacchino Genchi, ritirando la loro disponibilità a partecipare a una delle conferenze organizzate per il Premio Borsellino. Lo fanno tutti i ragazzi e le ragazzi, gli uomini e le donne che affollano le conferenze di Salvatore Borsellino.
Oggi, grazie a Salvatore, la verità su cosa accadde prima e dopo il 19 luglio 1992, sulla trattativa tra Stato e Mafia, sta cominciando a svelarsi, giorno dopo giorno. Forse è per questo che Salvatore è stato oggetto di minacce e insulti. Come mi hanno scritto in un commento su Facebook: minacciando Salvatore minacciano tutti noi. Che sia chiaro.
Continua l’iniziativa “Scriviamo tutti a Gasparri e Fini”, dopo gli insulti di Gasparri a Salvatore Borsellino
Oggetto: Vergogna! Siamo tutti Salvatore Borsellino!
Testo: Gasparri: non vuole leggere le domande? Io gliele invio lo stesso e
per conoscenza anche a Gianfranco Fini.
Fuori subito l’Agenda Rossa
E ora: FUORI L’AGENDA ROSSA!
Da quando, quest’estate, “qualcuno” ha cominciato a parlare non passa settimana che non ci siano novità sulle stragi del ’92 e ’93. Indubbiamente il merito va a quie magistrati che stanno indagando.
Ma senza Salvatore Borsellino, al cui grido di “RESISTENZA” si sono mobilitate migliaia di persone a sostegno dei giudici e della verità, non credo che oggi Massimo Ciancimino avrebbe consegnato la fotocopia del papello con le richieste di Cosa Nostra allo Stato.
Dobbiamo continuare a RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE: abbiamo cominciato questa battaglia perchè esca fuori l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino e dobbiamo continuare fino alla fine.
E’ la battaglia delle persone oneste di questo Paese: qualsiasi lavoro facciano, in qualsiasi ruolo, soprattutto istituzionale, si ritrovino.
Su quell’agenda, spesso lo ricordano lo stesso Salvatore e Gioacchino Genchi, si basano i ricatti incrociati sui quali è fondata la Seconda Repubblica. Antonio Ingroia ha detto che siamo “nell’anticamera della verità“. Questa Seconda Repubblica sta per crollare: se c’è stata una trattativa con la mafia, e c’è stata, allora oggi l’Italia è nelle mani di chi si è fatto garante di quella trattativa.
Quando il bubbone esploderà, dovremo essere pronti a ricostruire insieme questo Paese, per potercelo riprendere e riconsegnarlo idealmente a Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina e Paolo Borsellino e a tutti quelli che per questo Paese hanno dato la propria vita.