E’ ormai evidente che Gianfranco Fini non perde occasione per prendere le distanze da Papi. Oggi, ad esempio, ha detto che l’immagine dell’Italia all’estero non dipende solo dalla stampa ma da tutti. Molti l’hanno interpretata come una frecciata verso Berlusconi, come dire: se ci sputtanano gli avranno dato gli argomenti… tesi peraltro confermata dalla mitica ministra del turismo, la Brambilla, a Otto e Mezzo (“i giornali stranieri dicevano di aspettare solo l’occasione per parlare male dell’Italia”).
Non ci si può mettere quindici anni per capire che, forse, con Berlusconi ci perdiamo la faccia tutti. Fini ha capito che non gli riuscirà il giochino di prendere il posto di Berlusconi, quindi punta direttamente al Quirinale, e cerca di ingraziarsi quei tonni dell’opposizione che, purtoppo, ci cascheranno. Berlusconi non ha mai cambiato atteggiamento non dal 1994 ma da molto prima, quando si gingillava con “grembiulini e compassi“, per dirla con lo stesso Fini. Il “compagno Gianfranco” ha permesso a Berlusconi di utilizzare Alleanza Nazionale e alla fine di comprarsela, e quando se l’è comprata ha parcheggiato lo stesso Fini alla presidenza della Camera – con tutto il rispetto per quell’Istituzione che però ormai è stata ridotta dal governo a ratificare solo decisioni prese a Palazzo Grazioli.
Fini è un po’ in ritardo, e spero che gli si impedisca di “intrupparsi nella resistenza”, come diceva Travaglio in un suo editoriale sul Fatto Quotidiano qualche giorno fa.