Berlusconi è molto preoccupato. Lo preoccupano due o tre petardi che gli scoppieranno in mano tutti insieme nei prossimi mesi: anzitutto la pronuncia della Consulta sulla costituzionalità della legge Alfano che lo mette al riparo dai processi per corruzione già in corso e, forse, dagli eventuali seguiti delle inchieste di Bari sul giro di ragazze reclutate per le sue feste – confessato da chi lo gestiva, l’imprenditore Tarantini e negato dal noto utilizzatore finale.
Poi ci sarà la sentenza del processo d’appello a Marcello Dell’Utri, che in primo grado è stato condannato per mafia a 9 anni di reclusione: sarebbe imbarazzante per il Presidente del Consiglio se al fondatore del suo partito, Dell’Utri appunto, fosse confermata la condanna per i rapporti con Cosa Nostra.
Infine, le inchieste di Palermo e Caltanissetta sulle stragi del 1992 e 1993. Dopo 17 anni, forse stanno cedendo le fondamenta di questa maledetta Seconda Repubblica, nata dal sangue di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e degli uomini e donne delle loro scorte.
Il fatto che sia nervoso lo testimoniano le parole, le stesse usate anni fa, pronunciate dallo stesso Berlusconi (riferendosi a magistrati come Antonio Ingroia?):
“…si ricominciano a guardare i fatti del ’93, del ’94 e del ’92. Mi fa male che queste persone con i soldi di tutti, facciano cose cospirando contro di noi, che lavoriamo per il bene del Paese”.
Il 26 settembre, a Roma, Salvatore Borsellino ci chiama a far sentire ancora la nostra voce, a chiedere dov’è finita l’agenda rossa dove suo fratello Paolo ha probabilmente annotato la proposta di accordo tra Stato e Mafia, chi gliela fece e quando. A Roma ci sarà una nuova marcia delle agende rosse: per trovare la verità è necessario far sentire il nostro sostegno a chi la cerca. Questo è l’appello di Salvatore, nei prossimi giorni pubblicherò i dettagli della manifestazione del 26.
Questa manifestazione è la continuazione ideale di quella che abbiamo fatto il 20 luglio davanti al palazzo di Giustizia di Palermo in sostegno di quei magistrati che, a rischio della propria vita, stanno combattendo per arrivare alla Verità sulle stragi del ’92 e del ’93. Non dobbiamo dare tregua agli assassini ed ai loro complici. Dovremo esserci tutti, quelli che abbiamo scalato sotto il sole le rampe che portano al Castello Utveggio portando un pezzo di Paolo dentro il nostro cuore, tutti quelli che eravamo in via D’Amelio quando all’ora della strage per un interminabile minuto si sono sentiti solo i battiti dei nostri cuori, tutti quelli che abbiamo percorso le vie di Palermo che ci portavano alla Magione levando in alto le nostre agende rosse e tutti quelli che abbiamo gridato la nostra rabbia e la nostra voglia di Verità davanti al palazzo di Giustizia. Salvatore Borsellino