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Non c’è due senza tre

Sarà che Bruno Vespa deve vendere il suo libro e quindi fa uscire le dichiarazioni ad orologeria – come piace dire a loro. Ma il fatto che Bersani abbia dichiarato, in qualunque epoca, che pretende il dialogo con Berlusconi mi preoccupa, e non poco.
Tre milioni di persone che han votato alle primarie, se sono veri i dati che ci danno, non credo che avessero in testa esattamente questo quando chiedevano al Partito Democratico il cambio di rotta. Sarebbe il terzo inciucio in dieci anni, è troppo.
Da Wikipedia:

Il termine è entrato nel gergo della politica italiana in seguito all’uso che ne fece il giornalista Mino Fuccillo, in un’intervista a Massimo D’Alema per il quotidiano la Repubblica, il 28 ottobre 1995. Da allora, “inciucio” è divenuto un termine comune per riferirsi ad un accordo informale fra forze politiche di ideologie contrapposte che mette in atto un do ut des o addirittura una vera e propria spartizione del potere

Berlusconi ormai è il padrone d’Italia, si è preso tutto. La domanda è: cosa mai avrà da offrire ancora il Partito Democratico?

Alzate il culo!

Il sindacalismo di base indìce uno sciopero generale, e io non posso mancare! Viviamo in un momento in cui i lavoratori (quelli che hanno un posto di lavoro) vengono quotidianamente umiliati: da uno stipendio base da fame che non consente di arrivare a fine mese e dalla situazione che li circonda.
Chi il lavoro ce l’ha viene considerato un privilegiato, almeno così pensa l’opinione comune. Cosa dovrebbero dire allora tutti quelli che sono in caccia del famoso posto fisso, oggi tornato un valore anche secondo Tremonti e Berlusconi?!
In realtà, a guardar bene la situazione, anche chi il lavoro ce l’ha ormai non è più un privilegiato; tanto che, spesso, i lavoratori neanche scioperano più per non perdere la giornata. Si sta indebolendo la coscienza del lavoratore per piegarlo ad essere molto flessibile. Si costringono le altre fasce di precari, disoccupati, atipici in situazioni di bisogno in modo che, oltre ad essere molto flessibili, siano veri e propri schiavi.
La situazione non è per niente rosea e lo dimostra la piattaforma presentata in occasione di questo sciopero: “Aumenti di 250 euro netti per tutti. Salario minimo intercategoriale a 1300 euro e forme di reddito sociale garantito, ripristino adeguamento automatico salariale, rilancio del sistema previdenziale e sanitario pubblico, potenziamento dei servizi pubblici e sociali (istruzione, sanità, trasporti, energia, acqua), NO alla riduzione del personale della scuola, specie precario, e NO ai tagli finanziari, diritto al lavoro e alla casa, NO alle privatizzazioni di servizi e funzioni pubbliche e alle esternalizzazioni di servizi, sistema legislativo di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, libera elezione dei R.L.S., contrasto a forme di precarietà lavorativa e ritiro delle leggi 169/97, 30/03 e 276/03, eliminazione della Bossi – Fini e del “pacchetto sicurezza”, tagli alle spese militari per finanziamento servizi sociali e sanitari. Piano nazionale di edilizia pubblica, stabilizzazione dei precari utilizzati nelle pubbliche amministrazioni e nei servizi esternalizzati o in appalto. Difesa del diritto di sciopero, Diritti sindacali per tutte le organizzazioni sindcali legalmente costituite.”
Il testo l’ho preso dal volantino del sindacato cui appartengo, l’U.S.I./AIT e sono punti per cui combatto da anni in prima linea. Spero domani di vedere anche voi in piazza. Non so se pioverà, ma non mi fermerò. Anche l’altr’anno abbiamo preso una barca d’acqua alle manifestazioni. Vorrei salutarvi con un invito, un francesismo: alzate il culo se volete cambiare questo paese! Io sarò in piazza della Repubblica (Esedra) a partire dalle 10. Cercate uno scrausissimo furgoncino con le scritte U.S.I./AIT, i più resistenti li troverete lì!

Per Gianfranco Fini è troppo tardi

E’ ormai evidente che Gianfranco Fini non perde occasione per prendere le distanze da Papi. Oggi, ad esempio, ha detto che l’immagine dell’Italia all’estero non dipende solo dalla stampa ma da tutti. Molti l’hanno interpretata come una frecciata verso Berlusconi, come dire: se ci sputtanano gli avranno dato gli argomenti… tesi peraltro confermata dalla mitica ministra del turismo, la Brambilla, a Otto e Mezzo (“i giornali stranieri dicevano di aspettare solo l’occasione per parlare male dell’Italia”).
Non ci si può mettere quindici anni per capire che, forse, con Berlusconi ci perdiamo la faccia tutti. Fini ha capito che non gli riuscirà il giochino di prendere il posto di Berlusconi, quindi punta direttamente al Quirinale, e cerca di ingraziarsi quei tonni dell’opposizione che, purtoppo, ci cascheranno. Berlusconi non ha mai cambiato atteggiamento non dal 1994 ma da molto prima, quando si gingillava con “grembiulini e compassi“, per dirla con lo stesso Fini. Il “compagno Gianfranco” ha permesso a Berlusconi di utilizzare Alleanza Nazionale e alla fine di comprarsela, e quando se l’è comprata ha parcheggiato lo stesso Fini alla presidenza della Camera – con tutto il rispetto per quell’Istituzione che però ormai è stata ridotta dal governo a ratificare solo decisioni prese a Palazzo Grazioli.
Fini è un po’ in ritardo, e spero che gli si impedisca di “intrupparsi nella resistenza”, come diceva Travaglio in un suo editoriale sul Fatto Quotidiano qualche giorno fa.

La vendetta telecomandata de “Il Giornale”

Sonia Alfano ha detto al Parlamento Europeo, in seduta plenaria, quello che in Europa già tutti sanno, ma che è bene ripetere nelle sedi istituzionali: in Italia, una sola persona è proprietaria o controlla quasi tutta l’informazione e il suo governo, ripetutamente, ha cercato di mettere le mani sulla Rete. Forse, dice Sonia, perché la stampa libera “consentirebbe agli italiani di conoscere le responsabilità dello stesso Berlusconi nelle stragi di mafia del ’92-’93 in cui sono morti Falcone e Borsellino”.
E’ arrivata subito la vendetta trasversale de “Il Giornale”, di proprietà della famiglia del noto corresponsabile di corruzione di giudici, con un articolo di Paola Setti: Sonia sarebbe la responsabile della strage di Messina di settimana scorsa.
Sull’autorità della fonte, sorvoliamo. Voglio però pubblicare la replica di Sonia: facciamole sentire tutto il nostro sostegno, la nostra battaglia è la sua battaglia! Se volete, lasciate i commenti per lei in questo post, glieli farò avere personalmente!

Avrei voluto affidare la giusta risposta solo alla querela, motivo x cui mi limiterò solo ad esporre i fatti e vi prego di far girare questa nota.
Ho lavorato al Dipartimento Regionale della Protezione Civile dal 1 aprile 1999 con la funzione di assistente amministrativo. L’anno successivo ho acquisito il titolo di DIsaster Manager dopo un corso di addestramento durato 1 anno. Successivamente le qualifiche sono state rimodulate e la mia corrisponde a quella di funzionario direttivo. Non sono mai stata assegnata alla provincia di Messina, anzi il mio servizio di assegnazione è quella della provincia di Palermo. Dal 14 luglio 2009 sono in aspettativa per incarico istituzionale. Come sicuramente i “signori” de “il Giornale” non sanno, il Dipartimento conta ben 9 sedi provinciali a capo di ognuna delle quali vi è un dirigente preposto; nel caso del servizio di Messina il dirigente responsabile è l’Ing. Bruno Manfrè, il quale credo non abbia nessuna responsabilità pèer ciò che è accaduto. Il capo del Dipartimento è l’Ing. Salvo Cocina e vi invito a contattarli per chiedere direttamente a loro se avevo responsabilità di varia natura. Non ho mai ricevuto né incarichi né consulenze di studi né per la provincia di Messina, né per altre realtà. Ho formato centinaia di volontari e decine di operatori comunali, ai quali ho sempre fatto ben presente LA TOTALE IRRESPONSABILITà DELLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI SINDACI SICILIANI. Piangono solo dopo le tragedie. La legge che regola il sistema di Protezione Civile è la l. 225/92 che stabilisce che il sindaco è prima autorità di protezione civile e responsabile della pubblica e privata incolumità. Inoltre, come gli esperti de “il Giornale” non sanno, in Sicilia il sistema di protezione civile è regolato soprattutto dalla legge 14/98 essendo la Sicilia a statuto autonomo. La stessa legge recita: i comuni POSSONO dotarsi del piano di protezione civile…..e il problema è che grazie a quel possono, pochi sindaci vedono ciò come un dovere e se ne fregano visto che nel testo normativo non è prevista l’obbligatorietà della pianificazione. Molti miei colleghi ed alcuni funzionari delle Prefetture siciliane, conoscono bene le lotte che abbiamo fatto come funzionari del Dipartimento per sensibilizzare i sindaci. A volte gli stessi sindaci non rispondono neanche alle richieste fatte per iscritto dal Dipartimento. A questo si aggiunga che io non ho MAI avuto nessun ruolo dirigenziale e il quadro è abbastanza chiaro. I responsabili sono tutte quelle persone che sapevano e hanno fatto finta di nulla per anni. Impiegati comunali, sindaci e politici locali che sono sempre in visita sia al Dipartimento regionale che a quello Nazionale per chiedere soldi…approfittano di alluvioni o incendi per girare come avvoltoi negli uffici e chiedere soldi grazie alle varie dichiarazioni di emergenza o di stato di calamità. Ovviamente utilizzerò questo articolo per querelare la “testata giornalistica Il Giornale”. Chiederò un adeguato risarcimento danni e vincerò la causa. Chiamerò a testimoniare tutti i funzionari del Dipartimento e utilizzerò gli atti in mio possesso per dimostrare che le calunnie del giornale sono solo un metodo, fallito clamorosamente, per screditarmi. Sono consapevole del fatto che i miei continui attacchi al sistema di potere cominciano ad essere problematici, ma non credo riusciranno mai a fermarmi. Potranno usare piombo o tritolo, ma ci saranno centinaia di migliaia di italiani onesti che continueranno a denunciare logiche e poteri mafiosi. Siamo un esercito che cresce quotidianamente e la loro caduta è ormai inarrestabile. Sonia Alfano

Giorgio, perché hai firmato?

Caro Presidente Napolitano,
ieri ho festeggiato il fatto che la legge Alfano sia stata respinta. Ma è stato un attimo perché, poi, ho ripensato che si sarebbe potuto evitare tutto questo sciupio di energie e soldi dei contribuenti se solo tu (scusa il tono confidenziale, rispetto a parte per la tua alta carica, dovresti essere un padre per la patria e io ad un padre darei sempre del tu) non avessi firmato quel “lodo”…e non solo.
Dici: “un atto dovuto”. A CHI??? Non certo ai cittadini italiani! In tanti hanno alzato la testa e la voce per cercare di farti sentire le ragioni che davano per incostituzionale il “lodo Alfano”. Mi piace ricordare le parole di Enzo di Frenna oggi più che mai una Cassandra: “Dunque, se in futuro questa legge dovesse risultare anch’essa incostituzionale e contravvenire all’articolo 3 della Carta scritta dai padri costituenti, si scriverà in Internet e nei libri di storia che tale legge portava la firma del presidente Napolitano. E purtroppo, ciò nonostante le diffuse contestazioni espresse nei mesi precedenti all’approvazione.”. Tu sarai sempre il Presidente che non ha voluto negare la firma. Sorvolo sul fatto che il Presidente della Repubblica potesse esprimere la propria opinione tirandosi fuori dal “quartetto” e dicendo che non fosse necessario includere anche sè medesimo tra i fortunati “immuni”. Sorvolo sul fatto che hai firmato anche lo scudo fiscale. E da quello, DAVVERO, non so chi ci salverà! Sorvolo su tante cose, ma ti ricordo che, da ieri, siamo tornati tutti ad essere uguali.
Certo, per me è un problema pensare di essere uguale a Berlusconi e solo per questo cambierei la Costituzione.
Ma nella nostra uguaglianza ci sono categorie che si separano drasticamente: chi si può permettere tutto e chi niente. Io appartengo alla seconda categoria. Quella di chi è in cerca del proprio futuro, del proprio nido dove contribuire alla popolazione di questo paese. Mi guardo intorno, guardo la mia busta paga, guardo i mutui e capisco che, di questo passo, non avrò mai una casa mia.
Non è che niente, niente, tra una firma e l’altra, firmeresti anche il mio mutuo?
Rispettosamente, Serenetta Monti (Resistente a difesa della Costituzione)

Messina: ieri, oggi… e domani?

La premessa è che non voglio mancare di rispetto né ai morti né ai sopravvissuti a cui, anzi, mi sento vicinissima.
Il nostro è un popolo di santi, poeti, navigatori ma soprattutto “sognatori“.
Era il 1908, quando Messina è stata distrutta al 90% da “uno degli eventi più catastrofici del XX secolo“. I giornali dell’epoca, guarda caso, non rendevano giustizia a quanto accaduto con il terremoto “calabro-siculo” che mise in ginocchio anche Reggio Calabria. Fu lo strascico del maremoto a devastare Messina, ma la cosa che mi colpisce in questa personale ricostruzione a ritroso è la TRAGICITA’ del ripetersi degli eventi: dai giornali dell’epoca è possibile leggere

“Oramai non v’è dubbio che, se a Reggio fossero giunti pronti i soccorsi, a quest’ora non si sarebbero dovute deplorare tante vittime”

Questa frase è stata scritta anche la settimana scorsa.
Non voglio fare un cahier des dolèances, voglio sollecitare i più bassi istinti di tutti quelli che hanno perduto i loro cari, li voglio provocare. Basta finto pietismo, finta solidarietà. Basta essere un popolo di “sognatori”! SVEGLIA!
Signori, i vostri figli sono morti per colpa VOSTRA! Perchè NON si costruisce abusivamente, NON si fanno i condoni che dietro l’aiuto ai poveri che si sono dovuti arrangiare per avere una casa nascondono gli aiuti a chi ha “mansardato”, chi ha ampliato ville. E, a condono effettuato non si mette più in sicurezza NULLA.
Con ciò non dico che non condivida il dolore di chi ha perso i proprio cari ma siamo un paese in cui non si fa nulla fino al morto! E, francamente, io sono stufa! Non voglio più sentire il finto cordoglio o vedere le lacrime di coccodrillo dei funzionari istituzionali mandati in sopralluogo.
Berlusconi, stavolta non va! Meno male…dice che non vuole intralciare i soccorsi.
Io vorrei sapere il motivo reale visto che il 7 aprile si è fiondato a farsi vedere tra i Vigili del Fuoco che scavavano con le mani a L’Aquila. Anche lì era di intralcio, ma lì c’è stata una parata di cariche istituzionali e politiche. A essere maligni si potrebbe pensare che non ci saranno elezioni a breve e quindi la presenza fisica non è necessaria… mah?!
Cari fratelli siciliani, vi invito a riflettere e ad alzare la testa. Quanti cari dovrete ancora perdere prima di ricordare a questo Stato quello che dice l’art.3 della nostra Costituzione e che domani sarà messo a dura prova dalla discussione alla Corte Costituzionale?
Cari fratelli siciliani è già successo ieri, è successo di nuovo oggi: non consentite che accada di nuovo domani!
Prima le infrastrutture, la sicurezza. NIENTE PONTE, GRAZIE!

I giornalisti autoimbavagliati

Non si sono ancora placate le polemiche su Annozero con la presenza della D’ADDARIO che ieri si è tenuta la manifestazione per evitare il bavaglio alla stampa.
Per me la scelta di Santoro non è stata delle più “azzeccate”, nel senso che, in giornate come queste, dove il Parlamento ha votato la fiducia per l’approvazione di una legge scaturita dalla scadenza del decreto del famoso Pacchetto “sicurezza”, non si doveva inchiodare l’attenzione dei telespettatori sulle “pruritè” del premier. L’attenzione è stata focalizzata sulle prestazioni sessuali di Berlusconi e sulle “sue promesse vane”. La nostra attenzione è rimasta sugli occhi della bellissima ragazza pugliese, nel tentativo di riuscire a capire se fosse tutto vero o camuffato. In tutti e due casi di una tristezza infinita!
Ma l’informazione? Quella che in piazza gridava alla “Libertà” (e io c’ero, più per il principio che per le persone) davvero racconta le cose come stanno? Ma soprattutto… le racconta? Eppure l’articolo 21 della nostra Costituzione è chiaro.
Chi oggi protestava (giustamente) per la “libertà di stampa” ha scelto di “essere libero cosa stampare”, ma non sono sicura che abbia scelto di essere libero di stampare tutto.
la dimostrazione di ciò è proprio quanto accaduto con la manifestazione delle Agende Rosse il 26 settembre: 5000 persone sparite dalle pagine stampate. Il PRINCIPIO cancellato…
Ecco, tutto questo per dire che io c’ero! E dopo aver sostenuto un’altra battaglia importantissima, quella dei precari della scuola (due manifestazioni e corteo annesso, in un giorno… non li auguro a nessuno… ).
C’ero perché credo ancora nella nostra Costituzione, credo davvero nella libertà di stampa, di espressione ma se da domani non vedrò TUTTE le notizie FONDAMENTALI per questo paese, beh, cari giornalisti, io avevo già fatto parte del comitato promotore dei referendum di Beppe Grillo sulla stampa. Quindi anche se sono consapevole che sia stata bruciata un’occasione io non mollo… e non vi conviene…!